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Visione, disamina e analisi critica ...
Lo si percepisce, nel contempo, come urlo/ruggito che sa di cogente richiesta di perentoria esigenza di rispetto per la fauna tout court: urlo/ruggito rivolto all’uomo d’oggi che premeditatamente e pervicacemente prosegue vieppiù nella pianificata razzia e distruzione del loro edenico habitat, anziché salvaguardarlo e rispettarlo, anziché tutelarlo e preservarlo.
La serie di magiche e seducenti rappresentazioni fa rivivere sulle pareti, e più ancora nell’animo di chi vi si pone davanti come osservatore, tutta la forza che la Natura ha concesso a simili maestose e meravigliose creature, da Carrea colte e raffigurate nella loro essenza vitale giacchè paiono rivolgere il oro impressionante sguardo su chi osserva: non certo a esprimere crudeltà e ferocia selvagge, bensì ad estrinsecare vis ed energia, tese e determinate a difendere quel che resta del loro ambiente naturale e che loro non possono assolutamente “perdere” e l’uomo non può più seguitare a trasformare in una “waste land”, a intendere “terra sprecata” dal dispregio ecologico.
Certamente, chi viene a trovarsi tra le immagini di Carrea e sa tendere l’orecchio e ascoltare, sente risuonare per gli ariosi ambienti della galleria “Il Punto” ove tali immagini sono esposte, l’alto e profetico grido ci William Blake:
“Tiger! Tiger! Turning bright
In the forests of the night
What immortal hand or eye
Could frame the fearful symmetry?”
Vale a significare:
“Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte
Qual fu l’immortale Mano o l’Occhio
Ch’ebbe la forza di formare
la tua agghiacciante simmetria?
Alto e profetico grido quello del poeta inglese e che, come possente urlo, può essere appropriatamente adattato e applicato non solo alla tigre, ma a tutti gli altri animali: dal leopardo al leone e al rinoceronte.
Isolato e discosto dagli altri, l’osservatore guidato dallo stesso artista, scopre – magica rivelazione! – un dipinto esclusivo, che si differenzia e distingue dagli altri per studiata ricercatezza e per raffinata impostazione cromatica di grande fascino e di delicata elaborazione dal clima, dal sapore e dal gusto orientaleggianti.
E’ racchiuso e contornato da un’esile cornice rossa che inquadra, ma non limita, né frena, uno stormo di lievi, snelli volatili – qui fenicotteri, ma potrebbero essere cicogne o gru – ad ampia apertura alare, che spaziano lievi e solenni, librandosi in libero volo.
Carrea, artista-viaggiatore, nel corso dei suoi numerosi viaggi attraverso l’Africa, terra che lui passionalmente e appassionatamente amata, deve avere sicuramente colto e fermato per sempre nei suoi occhi tipiche visioni africane di moltitudine di uccelli che si levano in nugoli densi e folti quasi ad oscurare la vista del cielo e a coprire la luce del sole, ma in questo dipinto, come s’è detto isolato e discosto dagli altri, unico nel suo genere, quella magia del volo l’ha resa e ce la propone come stormo diradato e rarefatto a tutta tela, creando una suggestione di vagheggiata libertà in chi guarda.
In definitiva, una mostra speciale e sui generis: tutta da vedere, tutta da gustare e da non perdere assolutamente.
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